Il putridarium, noto anche come “colatoio dei morti”, era un ambiente funerario temporaneo utilizzato principalmente nei monasteri e nei conventi del Sud Italia durante l’epoca moderna. Questi spazi, spesso situati in cripte sotterranee, erano destinati alla decomposizione controllata dei corpi dei defunti, prevalentemente monaci o monache.

Struttura e Funzionamento del Putridarium
All’interno del putridarium, le pareti erano dotate di nicchie contenenti sedili in muratura, chiamati “cantarelle”. Questi sedili presentavano un ampio foro centrale che permetteva il deflusso dei liquidi cadaverici in vasi sottostanti. Dopo il decesso, il corpo del defunto veniva posizionato su queste sedute, favorendo una decomposizione naturale e controllata. Una volta completato il processo di putrefazione, le ossa venivano raccolte, pulite e trasferite in un ossario per la sepoltura definitiva. In alcuni putridaria, erano presenti mensole per l’esposizione dei crani dei defunti, creando un ambiente che testimoniava il ciclo della vita e della morte.

Significato Culturale e Religioso
Il putridarium non era solo un luogo di decomposizione, ma rappresentava anche un simbolo del percorso di purificazione dell’anima. Il progressivo deterioramento del corpo, con la separazione delle carni dalle ossa, simboleggiava la liberazione dell’anima dalle impurità terrene. Questo processo era accompagnato dalle preghiere costanti dei confratelli o delle consorelle, che intercedevano per l’anima del defunto durante il suo viaggio verso l’eternità.

Diffusione e Esempi di Putridaria
La pratica dei putridaria si diffuse principalmente nel Regno delle Due Sicilie, con numerosi esempi in Campania, Sicilia e Calabria. Tuttavia, esistono testimonianze anche in altre regioni italiane. Ecco alcuni esempi significativi:
- Napoli: Catacombe di San Gaudioso, sotto la Basilica di Santa Maria della Sanità.
- Ischia: Cimitero delle Clarisse presso il Castello Aragonese.
- Palermo: Catacombe dei Cappuccini.
- Matera: Chiesa di San Pietro Barisano.
- Milano: Chiesa di San Bernardino alle Ossa.
Questi luoghi testimoniano una pratica funeraria che, pur essendo macabra agli occhi moderni, aveva un profondo significato spirituale e culturale per le comunità dell’epoca.

Declino della Pratica
Con l’avvento di nuove normative igienico-sanitarie e una diversa sensibilità culturale riguardo alla morte e alla sepoltura, l’uso dei putridaria iniziò a declinare tra il XVIII e il XIX secolo. Oggi, molti di questi ambienti sono stati chiusi o trasformati in siti di interesse storico e turistico, offrendo uno sguardo sulle antiche pratiche funerarie e sulla concezione della morte nelle epoche passate.
In conclusione, il putridarium rappresenta una testimonianza tangibile di come le società del passato affrontavano il tema della morte, combinando esigenze pratiche di sepoltura con profonde convinzioni religiose e culturali.