Le Janare sono figure enigmatiche e affascinanti del folklore campano, in particolare della zona di Benevento. Queste streghe, avvolte da un’aura di mistero, hanno alimentato leggende e racconti popolari per secoli, rappresentando un elemento centrale nella tradizione culturale locale.

Origine del Nome
Il termine “Janara” potrebbe derivare da “Dianara”, riferendosi alle sacerdotesse della dea romana Diana, protettrice della caccia e della luna. Questa etimologia suggerisce un legame con antichi culti pagani. Un’altra possibile origine è la parola latina “ianua”, che significa “porta”, indicando la capacità attribuita alle Janare di entrare nelle case passando sotto le porte.

Descrizione e Caratteristiche
Secondo la tradizione, le Janare erano donne dall’aspetto comune durante il giorno, ma di notte rivelavano la loro natura stregonesca. Si credeva che possedessero poteri soprannaturali, come la capacità di volare e di diventare incorporee. Per compiere i loro sortilegi, si diceva che si ungessero con un unguento magico e pronunciassero una formula rituale:
“‘Ngiuento, ‘ngiuento, mànname a lu nocio ‘e Beneviento, sott’ all’acqua e ‘ncoppa ‘o viento, sotto ogni maletiempo.”
Questa formula le avrebbe trasportate sotto il leggendario noce di Benevento, luogo di raduno per i loro sabba notturni.

Leggende e Tradizioni
Le storie sulle Janare sono numerose e variegate. Si racconta che fossero solite introdursi nelle stalle per cavalcare i cavalli durante la notte, intrecciando le loro criniere come segno del loro passaggio. Al risveglio, i contadini trovavano gli animali esausti e con intricate trecce nelle criniere.
Un’altra credenza diffusa era che le Janare potessero causare incubi e paralisi notturne, sedendosi sul petto dei dormienti e impedendo loro di muoversi o respirare correttamente. Questo fenomeno, noto come “Pandafeche” in alcune tradizioni, era attribuito all’azione malefica di queste streghe.

Protezioni e Rimedi
Per difendersi dalle Janare, la saggezza popolare suggeriva vari metodi. Uno dei più comuni era posizionare una scopa di saggina o un sacchetto di sale davanti alla porta di casa. Si credeva che la Janara, prima di entrare, fosse costretta a contare tutti i fili della scopa o i granelli di sale, perdendo così tempo fino all’arrivo dell’alba, momento in cui doveva necessariamente andarsene.
Un altro rimedio consisteva nell’afferrare la Janara per i capelli, il suo punto debole, e rispondere con decisione alla domanda “Che tieni ‘mmane?” (“Cosa hai in mano?”) con “Ferro e acciaio”. In questo modo, la strega sarebbe stata neutralizzata e costretta a promettere protezione in cambio della libertà.

Il Noce di Benevento
Il noce di Benevento occupa un posto centrale nelle leggende sulle Janare. Si credeva che sotto questo albero le streghe si riunissero per celebrare rituali e sabba in onore del demonio. Nonostante vari tentativi di abbattere il noce nel corso dei secoli, la leggenda narra che esso ricrescesse sempre, mantenendo vivo il luogo di ritrovo delle streghe.
Le Janare nella Cultura Moderna
Oggi, le Janare continuano a vivere nell’immaginario collettivo e nelle tradizioni locali. Eventi culturali, festival e rappresentazioni teatrali celebrano queste figure, mantenendo viva una parte importante del patrimonio folkloristico campano. Ad esempio, il “Janare Folk Festival” a Chianche, in provincia di Avellino, è un evento che rievoca le tradizioni legate a queste misteriose figure attraverso musica, danza e racconti popolari.